AI PERSONAL SHIELDER
Il problema della localizzazione di posizione e contenuti trasmessi dai propri apparecchi, dai cellulari ai tablet ecc. é divenuto centrale per la protezione della propria privacy.
Aziende di profilazione a scopo commerciale, browser che tracciano l'utente per i propri fini (se non per fornire addirittura i dati ad altri utenti, o alle forze dell'ordine), hacker che operano per scopi criminali, centrali informatizzate per il terrorismo sono solo pochi esempi, limitati dalla poca fantasia dello scrivente, ma sicuramente solo la punta dell'iceberg di quanto immaginabile, se non ancora messo in atto, dalle menti perverse presenti sullo scenario.
Proprio coloro che ci tracciano hanno prudentemente previsto procedure per la sicurezza della privacy, oggi già utilizzate dai più cauti, che vanno dalla disattivazione della geolocalizzazione, alla ricerca di spyware, alla rimozione di App ritenute non affidabili, all'uso di VPN (Virtual Private Network) che collegano i dispositivi a server di criptazione capaci di eliminare l'indirizzo IP dai dati, la rinuncia ad usare collegamenti WiFi pubblici non personali, alla disattivazione della localizzazione nelle App social, alla rimozione della localizzazione nei Browser, ed altre azioni simili.
Affidare, però, la propria protezione proprio a quegli stessi agenti che la violano per mestiere non appare affatto saggio....
Per questo motivo si é pensato che l'unico modo sicuro sia proteggersi individualmente, con la forza di Intelligenze Artificiali personali.
Un dispositivo indossabile, che crei uno scudo attorno alla propria persona e ai dispositivi inclusi nella propria “bolla” locale di utilizzo é la scelta obbligata.
Una molto sintetica descrizione del funzionamento del dispositivo da noi individuato ne elenca così caratteristiche e modalità di operazione :
fermo restando che tale dispositivo è parte integrante della nostra invenzione che permette al soggetto di accedere individualmente alla propria rete personale di AI, il dispositivo é dotato di un sensore dei segnali che ci bersagliano, con la capacità poi di inviarli alla Remote Personal AI affinchè questi vengano analizzati, individuate le componenti sospette, generato un segnale di disturbo coerente con quello nocivo, emesso tale segnale verso le sorgenti che si aspettano invece il ritorno di informazioni;
viziare i segnali normalmente emessi dagli apparati del soggetto anche durante attività usuali ritenute lecite, con una sorta di “informazione virus” che impedisca la sopravvivenza indefinitamente dell'informazione nella memoria dei server (che notoriamente la detengono, incancellabile, probabilmente anche quando dichiarano di non farlo) in modo che l'informazione si autodegradi in breve tempo, rendendo vano lo storing;
impedire, con le accortezze esposte, l'individuazione da parte di altri dispositivi vicini o reti connesse;
impedire quindi alla moltitudine di astratti ma efficaci “occhi elettronici” di sorvegliare la nostra persona e i dispositivi che ormai ne fanno concettualmente parte.
Prof. Ugo Abundo